19 Aprile 2024

Tutti uguali in miglior vita: questione di mentalità.

Carissimi lettori di latusanniae.com, è un piacere per me presentarmi con questo primo articolo nel quale, un po’ alla volta, comincerò a farmi conoscere sia da voi che dai miei nuovi colleghi ed amici di Latus Anniae.
Sono Simone Cinello (bio nella pagina Chi siamo) ed oggi vi parlerò di un argomento magari triste, ma che per forza di cose interessa tutti noi.

Premesso che perdere un proprio caro sia sempre un evento spiacevole, ciò che ho potuto constatare personalmente è il diverso modo di vivere quel momento.
Mia madre è svedese e, purtroppo, da poco abbiamo perso mia nonna materna.
Ci siamo recati ovviamente in Svezia per porgerle l’ultimo saluto e dedicarci anche a tutta la parte burocratica del caso…o almeno lo credevamo: le spese sono completamente a carico della municipalità di residenza del defunto, dalla preparazione alla funzione, fino all’inumazione.
L’unico contributo che viene richiesto si aggira sui 100 Euro (cento…!), mentre tutte le “scartoffie” vengono gestite dall’impresa di onoranze funebri.

E questa non è la parte sorprendente, nonostante già basterebbe per sgranare gli occhi…
Ciò che più di tutto mi ha fatto comprendere le differenze enormi tra la nostra e la loro mentalità, riguarda la cerimonia.
Massimo 15 persone intime tra congiunti ed amici, finita la funzione ci si reca a pranzo assieme o un buffet mentre il personale cimiteriale seppellisce la salma o sparge le ceneri anche in totale assenza dei cari del defunto, visto che la partecipazione non è obbligatoria né “sentita”.

Esistono tre tipologie di cerimonia, sostanzialmente due legate ai culti prevalenti in Svezia (cattolico e protestante) ed una terza invece laica, versione dal trend in rapida ascesa negli ultimi anni.
Una volta scelta la tipologia di funzione, si passa al secondo step: come inumare il defunto?
La prima opzione è la classica sepoltura a terra, mentre la seconda prevede lo spargimento delle ceneri.
In entrambi i casi il tutto avviene all’interno dello Skogskyrkogården (in italiano: “Cimitero del Bosco”), con l’unica differenza tra le due opzioni che è rappresentata dalla totale assenza di riferimenti per quanto riguarda lo spargimento delle ceneri, il quale non prevede la riconoscibilità del luogo in cui sono state fatte cadere.
La sepoltura invece è corredata soltanto da una semplice lapide con nome, cognome e date (n/m) senza fronzoli né altri elementi che possano sottolineare ceto sociale o capacità economiche delle famiglie.
In Svezia il concetto è chiaro: dopo morti siamo tutti uguali.

Ogni svedese designa una persona vicina affinché si assicuri che, al momento opportuno, le volontà del defunto espresse in vita vengano rispettate.
Riguardano per l’appunto il tipo di inumazione, la scelta della cerimonia e le musiche da utilizzare durante la stessa.
Si va dai canti nordici (molto utilizzati) alla musica contemporanea che piaceva al defunto, oppure c’è chi opta per i classici canti religiosi, questi ultimi meno apprezzati.

La mia considerazione, dopo aver toccato con mano questa mentalità così lontana dalla nostra, è che in Svezia non ci siano corse in Municipio per il loculo migliore o differenze enormi tra poveri e benestanti, né casette di famiglia o monumenti ridondanti, non esistono muri di cemento a cingere il Cimitero o materiali preziosi che ingolosiscano eventuali malintenzionati ed accentuino la forbice tra i ceti sociali di appartenenza.

La cultura prevalentemente laica del popolo svedese lo ha portato a vivere il distacco con i propri cari defunti in modo sano, senza ostentazioni e questi Skogskyrkogården ne sono la prova.
Uno di essi è diventato persino Patrimonio dell’Unesco nel 1994 (nel quartiere “Enschede”, zona meridionale di Stoccolma), a testimonianza di quanto sia speciale il modo in cui viene interpretato il ritorno alla terra dell’uomo e l’incontro eterno con la natura, in questi parchi aperti dove potersi fermare a leggere un libro e ricordare gli affetti mancati non sapendo nemmeno dove si trovino di preciso (se cremati).
Senza vincoli, pregiudizi, differenze o paradossi, senza portarsi appresso anche dopo morti le disuguaglianze sociali.

E noi, in Italia, riusciremo mai a giungere ad un simile livello di civiltà?

Grazie per il vostro tempo, vi auguro una buona continuazione all’interno della nostra piattaforma ufficiale!
(PS: in foto ci sono i luoghi in cui riposano i miei nonni materni)

Simone Cinello

Ruolo: ASSEMBLEA DI LATUS ANNIAE
Nato nel 1985 a Latisana, ho vissuto fino al 1997 a Gorgo per poi spostarmi in pianta stabile nel capoluogo. Nel 2004 conseguo mi diplomo come "Tecnico delle industrie meccaniche" presso l'IPSIA "Mons. Antonio D'Alessi" di Portogruaro e successivamente, in seguito ad un'esperienza professionale, ottengo la qualifica di "Responsabile tecnico nella bonifica di materiali contenenti amianto", assieme all'abilitazione per il trasporto di rifiuti pericolosi e non. Nel 2015 chiudo l'attività ed entro a far parte di una grande cooperativa Friulana come responsabile della gestione della raccolta dei rifiuti, mentre da agosto 2021 mi è stata affidata la gestione di un impianto di stoccaggio e lavorazione di rifiuti speciali e pericolosi a San Vito al T.to. Dal 2006 al 2018 ho prestato servizio come Vigile Volontario del Fuoco nel distaccamento di Latisana. Sono entrato in Latus Anniae perché è un gruppo giovane, entusiasta e dinamico nel quale posso portare le mie competenze affinché vengano messe a disposizione della collettività.

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